domenica 29 dicembre 2013

PIAZZA DUOMO E LA GALLERIA

OROLOGIO SOPRA L'INGRESSO VERSO PIAZZA DUOMO: OROLOGIO DETTO
"L'URA IN ARIA"


L'attuale assetto di piazza Duomo è il risultato della parziale attuazione del piano di Giuseppe Mengoni, realizzato a partire dal 1865, cioè poco dopo l'unità d'Italia.
Prima di questo piano infatti sull'attuale piazza, all'altezza pressappoco dell'attuale monumento a Vittorio Emanuele II, c'erano un edificio quattrocentesco, Il coperto del Figini (chiamato così perchè al pian terreno erano situati dei negozi sotto la galleria, cioè al coperto e commissionato, nel XV sec., da Pietro Figino) e l'isolato del Rebecchino  (un piccolo isolato di case "popolari") che furono demoliti.



Ad oggi, quello che noi consideriamo ingresso della metropolitana, linea rossa, altro non era che un rifugio anti aereo utilizzato durante la seconda guerra mondiale.

Giuseppe Mengoni (architetto bolognese che vinse il concorso indetto dal Comune milanese per il rifacimento della piazza) progettò dunque sia i portici meridionali (quelli che si aprono accanto a Palazzo Reale) che quelli settentrionali, nonché la Galleria capace di collegare il Duomo con Palazzo Marino (sede del Comune) e la Scala.
Milano prese spunto da Parigi per quanto riguarda la creazione di questo passaggio coperto. Nella città francese infatti le gallerie in vetro e ghisa nacquero all'alba della rivoluzione industriale per permettere ai facoltosi clienti di fare acquisti o rilassarsi ad un caffè senza subire le avverse condizioni atmosferiche o il caos cittadino.
Anche oggi infatti la Galleria ospita locali storici o moderni; questi ultimi costretti a rispettare il ferreo regolamento che impone di avere le proprie insegne oro/nere; è così che, l'ormai chiuso Mc Donald dovette rinunciare ai propri colori caratteristici.
Di locali storici ne è rimasto solo uno: Il Camparino. Lo si può trovare entrando in Galleria da Piazza Duomo sulla propria sinistra. Da notare l'eleganza degli arredi di inizio novecento.

Il Camparino

L'architetto Mengoni morì nei pressi del Camparino precipitando dalle impalcature che ancora coprivano l'ingresso della Galleria poco prima dell'inaugurazione della stessa, il 30 dicembre 1877. In quel periodo si iniziò a sussurrare che quello di Mengoni non fosse stato un incidente, ma un suicidio dovuto alla feroci critiche che quest'opera aveva subito. Al posto della Galleria infatti c'era un quartiere di abitazioni popolari, caratterizzato da diverse chiese e strette viuzze buie che, una volta percorse fino in fondo, conducevano alla luminosa piazza Duomo, creando così un suggestivo effetto scenico.
La Milano di fine '800 era sicuramente diversa dalla città che conosciamo noi oggi; si contavano infatti circa 300.000 abitanti (rispetto agli attuali 1.300.000) e le notizie viaggiavano molto sul passaparola; fu così che iniziò a circolare la voce che passare sotto la Galleria portasse sfortuna (visto quello che era successo al suo architetto) e la galleria rimase per qualche tempo vuota. La municipalità milanese non poteva permettersi questa situazione dopo tutte le traversie vissute per la sua creazione; fu così che venne rispolverata la vecchia tradizione celtica di toccare gli attributi di un toro quale rito portafortuna (in realtà toccare con la mano o un piede i testicoli di un toro era, per le donne celtiche, un rituale di fertilità) rituale che spinse i milanesi a recarsi in Galleria e apprezzare quest'opera. Ecco perché anche oggi permane la tradizione di calpestare questa particolare parte del toro, simbolo di Torino prima capitale d'Italia.


Una volta arrivati al centro della Galleria è sorprendente osservare la cupola di vetro e ferro all'incrocio dei due bracci. Alla sua inaugurazione questa era illuminata da piccole lampade a gas accese da un marchingegno che correva lungo tutta la circonferenza della cupola su un piccolo binario; marchingegno talmente assomigliante a un topino da essere soprannominato "rattin". Al calare del sole un fischio annunciava l'accensione delle lampade e i milanesi di allora accorrevano volentieri ad assistere al rituale dell'accensione della cupola che, illuminata sembrava ancora più grande e bella.
Oltre al "rattin" allora c'erano venticinque statue di italiani illustri che ornavano l'ottagono e gli ingressi della Galleria. Queste erano in gesso e poste ad un'altezza notevole (tre metri) in grado di mettere in pericolo l'incolumità dei passanti dato che tendevano a sgretolarsi e i pezzi a cadere sulle persone. Molto probabilmente le statue vennero distrutte dopo poco la loro collocazione.




Il lato nord ovest della galleria è attualmente occupato dall'unico albergo a 7 stelle in Italia (insieme ad uno veneziano): Sevenstars galleria con ingresso da via Silvio Pellico.

www.myluxury.it



Sempre sotto i portici settentrionali (ossia quelli che si affacciano su p.za Duomo), all'altezza di via Silvio Pellico troviamo l'accesso principale dell'albergo diurno Cobianchi.


www.teamworkitaly.com


Questa struttura venne aperta nel 1924 con lo scopo di offrire servizi per il benessere e la cura della persona come, per es. le docce (in un periodo dove i bagni in casa erano veramente pochi), ma anche servizi di dattilografia, noleggio di ombrelli e binocoli. Dopo i danni della guerra, venne allestito un locale notturno ricordato nel film del 1959 "Audace colpo dei soliti ignoti". Ad oggi (2017) ospita un circolo culturale (http://www.circolocobianchiduomo.it/)


http://www.circolocobianchiduomo.it

giovedì 12 dicembre 2013

DA CORDUSIO A PIAZZA MERCANTI




Piazza Cordusio è, ad oggi, una delle piazze più importanti di Milano.
Il suo nome deriva da "Curia ducis", ossia corte dei duchi lombardi. Il duca in questione era quello longobardo che aveva qui il suo palazzo.
Il suo aspetto attuale è stato definito a fine '800 quando sono stati eretti i palazzi che vediamo attualmente, tra cui Palazzo Broggi che dal 1901 al 1932 ospitò la Borsa. Negli anni '20 questa sede risultò essere insufficiente per le esigenze della città e fu quindi progettato e costruito in quattro anni l'attuale sede in piazza Affari (Palazzo Mezzanotte). Palazzo Broggi divenne così la sede centrale delle Poste per poi chiudere in attesa di ospitare, nel 2018, la catena americana di Starbucks.



Al centro della piazza ellittica è situato il monumento a Giuseppe Parini; se ci posizioniamo ai suoi piedi possiamo ammirare alla nostra sinistra il Duomo, mentre alla nostra destra il Castello Sforzesco.


Da piazza Cordusio proseguiamo lungo la via Mercanti, per arrivare a Palazzo della Ragione, monumento quasi fatiscente ma altrettanto affascinante.

Foto tratta da www.vivimilano.corriere.it

Qui infatti possiamo ammirare uno dei primi simboli di Milano, o meglio, di Mediolanum.
Riguardo le origini della città meneghina abbiamo ad oggi molte versioni, sia leggendarie che storiche.
L'origine leggendaria più accreditata è senz'altro quella narrata da Tito Livio, secondo il quale un principe celtico di nome Belloveso nel 660 a.C., era alla ricerca di un proprio territorio sul quale governare dove avrebbe potuto finalmente fondare una città grande e potente da potergli garantire fama nel corso dei secoli. Armato di questi desideri, insieme ad un gruppo della sua popolazione, gli Insubri, varcò le Alpi (proveniva molto probabilmente dall'attuale Francia) arrivando nella Pianura Padana. Qui consultò l'oracolo il quale gli disse che, dove avrebbe trovato una scrofa ricoperta per metà di lana allora lì avrebbe potuto fondare la sua città. Belloveso disperava di poter trovare un animale simile, ma incredibilmente, mentre riposava sotto un albero, scorse questo maiale e lì fondò Mediolanum (metà lana). Il nome latino Mediolanum in realtà proviene molto probabilmente da quello celtico Medhelan.
L'immagine della scrofa semilanuta possiamo ammirarla sulla seconda arcata del Palazzo della Ragione (lato che si affaccia su via Mercanti).

Foto di Francesco Mezzotera

Palazzo della Ragione ad oggi non offre di sé un aspetto splendido dato che è stato infatti a lungo abbandonato; di certo non si presentava in queste condizioni nel XIII sec, nella Milano Comunale: allora si trovava esattamente nel centro della Piazza Mercanti, che era considerata il centro della città. Fino all'Unità d'Italia infatti questa zona era una piazza alla quale si accedeva attraverso sei porte; dopo il 1867, con la rielaborazione di Piazza del Duomo, ne sono rimaste solo tre. Palazzo della Ragione era la sede del Tribunale (dove cioè si discutevano le ragioni delle varie controparti) ed anche sotto i suoi portici avvenivano le contrattazioni. Forse poteva servire passare informazioni segrete l'attuale sistema di comunicazione: se ci posizioniamo infatti sotto i portici verso Cordusio e proviamo a parlare rivolti verso un angolo ecco che, quasi per magia, la nostra voce arriva limpida all'interlocutore che si trova sull'angolo opposto!


Se ora rivolgiamo il nostro sguardo al centro dell'attuale piazza Mercanti, possiamo ammirare la vera del pozzo che, fino al 1877 si trovava davanti alla Porta s. Margherita (in corrispondenza di via santa Margherita). Eppure fino ad allora c'era al suo posto una grande pietra che veniva chiamata "la pietra dei falliti". Su questa pietra infatti dovevano sedersi, con i pantaloni calati, coloro che venivano dichiarati falliti. La sentenza veniva letta dalla "Parlera", ossia dal balcone della Loggia degli Osii (edificio di fronte al Palazzo della Ragione) dal giudice che contemporaneamente metteva all'asta i beni del fallito il quale era vittima degli scherzi dei passanti; finito l'incanto il condannato veniva condotto nella prigione della Malastalla (che si trovava nell'attuale via Orefici), nella quale venivano rinchiusi, non solo i debitori insolventi, ma anche i figli disubbidienti!
I detenuti potevano però sperare di essere liberati in occasione del Natale o della Pasqua, quando cioè veniva elargita la grazia o quando qualche facoltoso milanese decideva di appianare i debiti di qualche insolvente.


Su via Mercanti infine, di fronte al Palazzo della Ragione, troviamo il Palazzo dei Giureconsulti con al centro della sua facciata una statua enorme che rappresenta s. Ambrogio benedicente. Nel XVIII sec. l'oste dell'osteria ancora presente in piazza Mercanti fu arrestato perché aumentò il prezzo della polenta da due a tre soldi. Al momento dell'arresto alzando lo sguardo vide la statua e prontamente disse: "non è colpa mia! E' sant'Ambrogio che con le dita mi diceva tre, portala a tre soldi la polenta!" Eppure la sua prontezza di spirito non gli servì ad evitargli la galera!