giovedì 6 febbraio 2014

ABBAZIA DI CHIARAVALLE

L'origine del nome della città meneghina è tutt'oggi una questione aperta (a tal proposito si veda il post del 12 dicembre): c'è chi vi legge "in mezzo alla pianura", chi altri significati.
Una cosa è certa: l'antica Mediolanum è sorta quasi al confine tra due zone morfologicamente diverse. A nord infatti troviamo una pianura più asciutta della Bassa milanese, decisamente più irrigua.
E' grazie a questa caratteristica che le aree a sud di Milano hanno storicamente una maggiore vocazione agricola, rispetto a quelle più a settentrione.
Eppure non è sempre stato così: le antiche fatiche dei romani nel governare i corsi d'acqua si erano perse con la caduta dell'impero e questo aveva permesso alla natura di riconquistare i propri spazi. Dunque l'attuale zona dell'abbazia di Chiaravalle era ricca di boschi e paludi, più che di campi.
Se questa situazione è cambiata, lo si deve a un uomo solo, o meglio, un santo: Bernard de Clairvaux, uno dei massimi esponenti dell'ordine dei cistercensi.
San Bernardo era un benedettino francese del XII sec. che fu in grado di compiere un'azione veramente difficile anche per i giorni nostri: mettere d'accordo due parti litiganti.
Le parti in questione erano il Papa Innocenzo II e l'antipapa Anacleto II. Il primo era sostenuto, oltre che da san Bernardo, anche dall'imperatore di Germania e di Italia Lotario, mentre il secondo aveva come alleati Corrado di Svevia (pretendente al trono occupato da Lotario) e la città di Milano.
S.Bernardo, di ritorno dal concilio di Pisa, riuscì a convincere i milanesi a schierarsi dalla parte del Papa. Questo permise alla città di guadagnare maggiore pace sia dentro che fuori le mura. Il santo fu talmente convincente che il clero milanese volle eleggerlo vescovo, ma lui rifiutò chiedendo però in cambio dei terreni incolti fuori Porta Romana dove poter fondare la propria abbazia, cosa che ottenne prontamente.
Parte della storia dell'abbazia possiamo ammirarla nella facciata interna della chiesa, dove campeggia un affresco del XVII sec. dei Fiamminghini. Sulla parte destra infatti possiamo ammirare sullo sfondo Milano ritratta da Porta Romana; davanti ad essa s.Benedetto riceve in dono l'abbazia.



Dunque nel 1135 la comunità cistercense si stabilì in questa zona che prese il nome di Chiaravalle in onore di Clairvaux, zona di origine del santo dove aveva già fondato un'altra abbazia. Qui iniziarono a lavorare nei campi, dopo aver disboscato e bonificato la zona, alla luce della regola benedettina ORA ET LABORA.
Questa abbazia, insieme a quelle successive di Morimondo, Mirasole, Monluè, Scaldasole e Viboldone, contribuirono a modificare l'aspetto della zona. In due secoli le proprietà di Chiaravalle si espansero fino a 20 km!
Fu proprio qui che fu inventato il grana padano; inoltre, la grande produzione di fieno facilitò il compito dei Visconti e degli Sforza di mantenere l'esercito con i suoi numerosi cavalli, esercito che fu in grado di conquistare gran parte dell'Italia settentrionale.

Una volta entrati, quel che colpisce della chiesa è, non solo l'armonia dei suoi spazi, ma la dimensione delle colonne cilindriche che separano le navate. Queste sono necessariamente grandi per poter sorreggere una così importante struttura in zona acquitrinosa.



Maestoso invece è il coro ligneo del 1645 capace, tra l'altro, di ovviare i dolori alla schiena dei frati causati dalle tante ore trascorse in piedi per le orazioni; negli stalli chiusi infatti esiste un seggiolino sul quale ci si può appoggiare rimanendo comunque in piedi.


L'originale abside di forme rettilinee si affaccia sui due transetti dai nomi molto particolari: quello destro è detto "della vita" poichè qui si svolgono le attività della giornata (ad es. al piano superiore ci sono le celle dove dormono i frati), mentre quello sinistro è detto "braccio della morte" in quanto comunicante con il piccolo cimitero dove vengono sepolti i monaci. E' posizionata in questo braccio una statua molto originale di Giacomo Manzù ("Risurrezione" del 1976). Era, fino a qualche tempo fa, il monumento funebre di Raffaele Mattioli, amministratore delegato della Banca Commerciale Italiana, nonchè unico laico ad essere sepolto nel cimitero dell'abbazia in qualità di benefattore. La statua fu commissionata dal dott. Mattioli il quale chiese di essere sepolto davanti alla vecchia sepoltura di Guglielmina Boema; quest'ultima era una mistica del XIII sec. che venne giudicata eretica dopo morte, subì la pena di essere dissepolta e i suoi resti distrutti.
La statua, oltre ad essere innegabilmente bella, è senz'altro originale: se ammiriamo il suo profilo destro notiamo una donna con tutte le sue caratteristiche delicate, mentre il profilo sinistro rappresenta un uomo con connotati fisici più marcati.


nel braccio della vita vi è una scalinata che conduce alle celle al termine della quale c'è un dolce affresco di una Madonna con Bambino di Bernardo Luini del 1512. E' questa la Madonna della Buonanotte: qui i monaci si fermano a recitare le ultime preghiere prima di recarsi a dormire.

In fondo alla navata destra, attraverso una porta, si può accedere al chiostro (l'unico sopravvissuto; l'altro, progettato dal Bramante, è stato demolito per fare posto alla ferrovia nel 1861...!). Questo rimane chiuso ai laici fino alle ore 15.00 e la sua apertura viene annunciata dai rintocchi della campana dell'abbazia, ancora azionata manualmente tramite una lunga corda che pende dalla cupola.


Lungo il lato sinistro del chiostro incontriamo la Sala Capitolare, così chiamata perchè qui ogni mattina viene letto uno dei 73 capitoli della Regola benedettina. Al termine di questo momento vengono discusse tutte le questioni pratiche relative all'abbazia, ma prima di iniziare si invitano ad uscire tutti i novizi che avevano partecipato alla precedente preghiera, dato che "non hanno voce in capitolo".

Dal chiostro possiamo ammirare, in tutto il suo splendore, la torre nolare chiamata, in dialetto milanese, "Ciribiciaccola", protagonista di un'antica filastrocca dialettale:

« Sora del campanin de Ciaravall

gh’è una ciribiciaccola
Con cinqcentcinquantacinq ciribiciaccolitt
var pusse’e la ciribiciaccola che i soo cinqcentcinquantacinq ciribiciaccolitt?
quant i cinqcentcinquantacinq ciribiciaccolitt voeren ciciarà con la ciribiciaccola
la ciribiciaccola

l’è pronta a ciciarà con i cinqcentcinquantacinq ciribiciaccolitt

la ciribiciaccola la ciciara i ciribiciaccolitt ciciaren
ma la ciciarada de la ciribiciaccola l’è pusse’e lunga de quela de i cinqcentcinquantacinq ciribiciaccolitt »


« Sul campanile di Chiaravalle

c'è una ciribiciaccola
con cinquecentocinquantacinque ciribiciaccolini.
Vale di più la ciribiciaccola
dei cinquecentocinquantacinque ciribiciaccolini?
Quando i cinquecentocinquantacinque ciribiciaccolini vogliono chiacchierare con la ciribiciaccola
la ciribiciaccola è pronta a chiacchierare con cinquecentocinquantacinque ciribiciaccolini
la ciribicciaccola chiacchiera, i ciribiciaccolini chiacchierano
ma la chiacchierata della ciribiciaccola è più lunga di quella dei cinquecentocinquantacinque ciribiciaccolini. »


...dove i ciribiciaccolini sono forse le colonnine della torre






Infine, nell'uscire, possiamo fermarci ad ammirare il portale centrale romanico con, tra l'altro, lo stemma dei cistercensi: una cicogna con pastorale e mitra.
Le cicogne pare infatti fossero numerose in questa zona fino alla peste del 1574 e venivano considerate da parte dei frati delle alleate per il lavoro nei campi, in quanto predatrici di tutti i nemici del raccolto.

L'uscita dell'abbazia è segnalata da un muro di cinta, una volta munito di ponte levatoio (ci sono ancora i segni) con, sulla destra, un locale riservato al culto delle donne, le quali non potevano accedere alla chiesa; i locali sulla sinistra invece svolgono ancora funzione di foresteria (chiunque vuole fermarsi in questo luogo di raccoglimento lo può fare).

Personalmente mi è capitato più di una volta di visitare questa abbazia ed ogni volta rimango colpito, non solo dalla sua bellezza (particolarmente affascinante risulta essere avvolta dalla nebbia), ma anche dal suo clima sereno, capace di accogliere chiunque, visitatore o fedele che sia.